La Nostra Storia

Qualcuno mi ha chiesto in passato qual è stata l'importanza del gruppo scout fondato da Piggì (Padre Giancarlo Mandolini) nella nostra parrocchia. Ebbene risposi più o meno così: enorme, se non fondamentale, sul piano educativo per centinaia di ragazzi del quartiere Borgo S. Giacomo - Misericordia. Il Borgo (via Trento, via Roncisvalle o "Gattara" e vie circostanti) era un quartiere rosso e prevalentemente popolare, abitato quasi esclusivamente da operai, mentre i caseggiati della Misericordia (in via Ungheria ad esempio) da operai, ma anche da artigiani e impiegati. Le case verso il Gattuccio erano abitate anche lì da un ceto medio e popolare. Pertanto le condizioni economiche erano diffusamente modeste nella loro altissima dignità dell'essenziale, tanto che per molti dei miei amici più grandi la normalità era, terminata la scuola media (dell'obbligo), andare a lavorare per raggiungere prima possibile l'indipendenza economica. Il resto della parrocchia era campagna. Pensate che la nostra parrocchia andava da Borgo alle case popolari di via 1 maggio, XXV Aprile e le primissime case di via Gattuccio fino al Muzio Gallo. Le vie Aldo Moro e circostanti non esistevano: era già campagna. 
Cosa c'era ad Osimo per i ragazzi? Il settore giovanile dell'Osimana, la banda, il settore giovanile dell'Atletica Osimo, della pallavolo, del Judo Sakura e poche altre associazioni. Quindi la vita socio-educativa dei ragazzi non aveva le mille possibilità odierne, così si finiva per vedersi all'oratorio o nel campetto sopra l'ex Cinema ed ACLI o giocare a calcio lungo la strada o per il viale del cimitero, a rischio sequestro del pallone da parte dei vigili urbani. La proposta dello scautismo in questo contesto fu dunque avvincente per molti ragazzi i quali hanno, fin dai tempi di B.P., il desiderio di avventura (e questa Piggì ce la faceva intravedere benissimo!); ben presto quindi contagiò tantissimi al punto che già nel 1978 si aprì il reparto femminile ecc, ecc. Si presenta un prete dall'aspetto robusto e tondeggiante, dai modi spicci e con la risposta di spirito sempre pronta. Fu forse quell'atteggiamento decisionista o forse sarà stato l'arruolamento delle prime guide scout (fra le quali mia sorella) che mi attirarono dalle stanze dell'ACR a quelle di ragazzi più o meno della mia età (alcuni un po’ più grandi e per me come "supereroi" irraggiungibili) vestiti in divisa (all'epoca il servizio militare era obbligatorio, faceva meno impressione) e dediti a legare, annodare, realizzare cose complesse usando oggetti semplici. Questo prete ogni tanto si lasciava scappare un "pezzo de fesso!!!" all'indirizzo di chi o cosa non era congruente col suo punto di vista. Però, cavolo, col coltello era un fenomeno! Era capace di lanciare i coltelli, anche da cucina, e infilzarli in bacheche di legno, tronchi, ecc... WOW!!! Dico fra me e me, questo è troppo fico! Mi piacerebbe proprio imparare da questo e da quei ragazzi che lui guida spiritualmente e non solo. Per non parlare della sua abilità nel fotografare. Eh, caro mio, all'epoca la fotografia non era per tutti. Diciamo che per me la Polaroid istantanea (acquistata anche dal gruppo scout per le squadriglie) in bianco e nero era il massimo! Fare le foto era impegnativo, non potevi permetterti di sbagliare... il rullino costa!
Nella vecchia sede scout campeggiava un modellino di vascello fatto con legno, spaghi di canapa, borchie di ottone e cuoio... che figata! Padre Giancarlo ci disse che era stato costruito da un galeotto: altro che programma di recupero detenuti! Le pareti erano tappezzate di pale, pannelli colorati con segni distintivi, di foggia tribale, ovunque istruzioni dettagliate su come annodare…
[da “Il grande Gioco. I primi 40 anni del gruppo scout Osimo 2”]

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